«Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione», così scriveva un centinaio di anni fa Carl Schmitt. Non so quanti di voi conoscono Carl Schmitt. È stato un giurista e filosofo della politica tedesco della prima metà del XX secolo. Le sue teorie, purtroppo, hanno influenzato la nascita dell’ideologia nazista di cui fu anche sostenitore. Ma le sue analisi giuridico-politiche sulla sovranità e lo stato di eccezione continuano a fare scuola, ancora oggi. E possono essere utilizzate per capire chi, oggi, in Italia, detiene la sovranità. Quella reale, concreta, non quella teorica scritta sulla Costituzione che, come si sa, appartiene al popolo.
Possiamo farlo perché siamo in uno stato di eccezione. I famosi Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che si sono succeduti negli ultimi mesi hanno sospeso alcune libertà fondamentali sancite dalla nostra costituzione e da tutte le carte dei diritti fondamentali dell’uomo. Sono stati sospesi i diritti fondamentali alla libertà di circolazione e soggiorno secondo l’art. 16 della nostra Costituzione (che comunque prevede una limitazione per motivi di salute e sicurezza ma attraverso una legge e non per decreto) e dell’art. 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (che non prevede limitazioni); e la libertà di riunione secondo l’art. 17 della Costituzione e l’art. 20 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che non prevedono limiti per salute e sicurezza. Per non parlare di tutti quei diritti che riguardano il lavoro e libera impresa. Sono libertà importanti, queste, non bazzecole su cui si può soprassedere. Ma è stato fatto perché si era (si è) in uno stato di eccezione, appunto.
Chi ha deciso che siamo in uno stato di eccezione? Chi è che detiene la sovranità nel nostro stato? Sicuramente non il Parlamento, e quindi non il popolo che ha eletto quel parlamento, che con le elezioni ha esercitato la propria “formale” sovranità. Non noi, quindi. Lo si capisce dal fatto che il parlamento non è stato mai coinvolto nelle decisioni di sospensione delle libertà e, soprattutto, se fosse stato coinvolto ci saremmo tutti preoccupati moltissimo: è così poco credibile il nostro parlamento, così sfiduciato da leggi elettorali ridicole, scritte per paura di perdere le elezioni invece che per mostrare la volontà del popolo sovrano, guidato da quelli che una volta si chiamavano “partiti politici” ed oggi non si sa più come chiamarli, abitato da gente improponibile e opinabile, che vive il proprio ruolo senza passione, senza vocazione che se qualcuno avesse davvero coinvolto il parlamento, questo parlamento, per prendere decisioni così importanti ci saremmo messi le mani nei capelli o in altre scaramantiche parti del corpo per sperare che non facessero troppi danni.
Uno di cui ci si sarebbe fidati è il Presidente della Repubblica ma anche lui non ha avuto nessun ruolo in questa fase, un po’ perché non ha reali poteri in Italia e un po’ perché senza una legge da firmare o da non firmare, gli hanno tolto anche quel poco di potere che ha.
Formalmente sembrerebbe sia il Presidente del Consiglio dei Ministri a detenere la sovranità: è lui che ha firmato i decreti che hanno sospeso le libertà di circolazione e riunione. Ma sappiamo tutti che non è così. Se il parlamento è depotenziato dalla crisi della rappresentanza, Giuseppe Conte una vera autorevolezza non l’ha mai avuta. È il classico Forrest Gump, capitato per caso nel posto giusto al momento giusto, e anche se qualcuno potrebbe dire “meglio lui che un altro peggio” certo non rappresenta l’autorità che detiene la sovranità in Italia. Caso mai è quello che ha gestito l’emergenza, lo stato di eccezione, non certo quello che lo ha stabilito. Qualcun’altro potrebbe obiettare: ma non è Giuseppe Conte a detenere la sovranità, è l’ufficio della presidenza del consiglio. Ma anche qui si aprirebbero voragini di mancanza di autorevolezza: abbiamo avuto presidenti del consiglio puttanieri di fama mondiale, ladri patentati, mummie imbalsamate, anche dittatori, tanto per non farci mancare niente. L’ufficio è bello che squalificato.
Forse a detenere la sovranità sono gli scienziati. Sono stati loro a dettare l’agenda del governo, a comporre task force stile mission impossibile, a costituire le fasi uno e fasi due, etc. Ma hanno anche mostrato grande disaccordo, molte discussioni, anche animate: se mettete tre scienziati dietro un tavolo troverete cinque opinioni. E forse è giusto così. La scienza vive di congetture e confutazioni, non di verità assolute. È davvero a Burioni, quindi, che abbiamo affidato la sovranità dell’Italia? È a lui e ai suoi amici che gli italiani hanno dato le chiavi delle catene che hanno ristretto la propria libertà? O, invece, c’è dietro qualcosa di più profondo e importante, una sorta di grande vecchio a cui anche gli scienziati devono rendere conto, il vero sovrano del nostro strano paese (ma anche di altro mezzo mondo)?
Secondo me la sovranità in Italia appartiene alla paura. Senza la paura nessuno di noi avrebbe mai accettato di non usciere di casa per due mesi abbondanti (fin ora), di non incontrare gente, di non andare a lavorare, di chiudere attività e negozi. La paura è il vero sovrano, a cui bisogna rendere omaggio, essere riverenti e cercare di accaparrasi i suoi favori. Lo hanno capito bene, da tempo, i vari Salvini e Meloni, che su altre paure hanno fondato la propria carriera politica. Ma sempre di paure si tratta. Reali o immaginarie, provenienti dalla propria esperienza o indotte dall’esterno, le paure comandano le nostre vite, in ogni momento, anche quando meno ce lo aspettiamo. Abbiamo paura di morire, anche semplicemente di ammalarci, di invecchiare, di perdere quel poco che abbiamo costruito, messo da parte, della nostra posizione sociale, che anche se è nei gradini sociali più bassi abbiamo la percezione che qualcuno più in basso di noi voglia portarcela via, abbiamo paura di non essere riconosciuti, di non essere importanti, di essere nessuno.
La paura, però, ha un punto debole. Può comandare solo se le persone continuano a renderla importante. Vive sulle nostre spalle, da vero parassita, molto più pericolosa di qualsiasi virus. Se riuscissimo ad accettare di essere mortali, che la malattia fa parte della vita e che invecchiare può essere piacevole come ogni momento della vita di un uomo, se si riuscisse inoltre ad accettare che la vita è un dono (della natura, del caso, della storia, di Dio, fate voi) e che quello che abbiamo non è nostro davvero ma che tutti abbiamo semplicemente una responsabilità per quello che siamo e per quello che abbiamo costruito, allora la paura avrebbe perso la propria sovranità, e noi, vecchi spiriti anarchici, avremo vinto un’altra battaglia importante, anche se non l’ultima.
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