Notabile è forse una parola in disuso. Andava “di moda” un centinaio di anni fa abbondanti. Indicava una persona detentrice di un particolare potere, politico o economico, che aveva influenza nella vita e nell’attività di un gruppo di persone, normalmente legate a un territorio. L’influenza di questi notabili era soprattutto fondata su legami con il proprio territorio di tipo clientelare. Erano soprattutto professionisti rampanti della seconda metà dell’800, con strascichi fino alla prima metà del ‘900, cioè medici, avvocati, imprenditori, etc. Ma anche alcuni nobili proprietari terrieri che cercavano di mantenere le loro posizioni di potere riciclandosi nel nuovo contesto economico e sociale.
I notabili formavano l’ossatura del sistema politico italiano prima della nascita e dell’affermarsi dei partiti politici. Formavano quello che si chiamava il “notabilato”. Il parlamento italiano, ad esempio, all’epoca della destra e della sinistra storica e poi fino a Giolitti e oltre, era formato da notabili. A loro si chiedevano candidature perché loro spostavano voti, erano elettoralmente influenti. Ovviamente le posizioni di potere che essi ricoprivano perché eletti in parlamento o in qualche altro luogo rappresentativo rinforzava ancora di più, in un felice circolo virtuoso, il loro potere clientelare.
La crisi dei partiti politici e la loro scomparsa negli anni ’90 del XX secolo ha fatto riesumare questa categoria politica. Negli anni ’90, a dire il vero, si scoprì quella che si chiamava la “società civile”, cioè una sorta di notabilato ma senza clientele, basato sul prestigio e sul carisma personale di alcuni personaggi socialmente riconosciuti importanti. Ma finì presto. Già nei primi anni del nuovo millennio la società civile scomparve dall’agenda politica. La società politica era in frantumi. Quello che è rimasto è una sorta di neo-notabilato, quello degli eletti negli organi rappresentativi. Un neo-notabilato che è, però, la parodia di quello antico.
Il neo-notabile è colui che ha avuto la fortuna di essere eletto in qualche organo rappresentativo, come in consiglio comunale o essere sindaco o assessore di piccoli comuni (l’Italia è piena di piccoli comuni). Appena entra nel proprio ruolo politico si sente immediatamente investito di speciali poteri, si sente influente, guardato da tutti e ammirato da tutti. Egli è l’“eletto”, gli altri soltanto i chiamati. In un contesto culturalmente liquido, socialmente privo di legami territoriali, economicamente multinazionale come quello attuale, il potere del neo-notabile è del tutto ridicolo. Lo stesso neo-notabile viene deriso da chi lo ha eletto, guardato con sufficienza e a volte con preoccupazione. Ma lui non lo sa. Il neo-notabile vive in una bolla autoreferenziale, si sente importante.
E vanta dei diritti. Come quello di essere candidato per organi rappresentativi considerati superiori. Chi meglio di lui? È già un eletto e quindi adatto ad essere eletto ulteriormente. Guardate i candidati alle prossime elezioni politiche: la maggior parte di loro provengono da giunte e consigli regionali, ex sindaci, presidenti di province etc. Peccato che questa loro presunta “influenza” sui cittadini, sull’elettorato, sia nulla. Molti di loro sono degli emeriti sconosciuti che non saranno conosciuti mai.
A parità di vuoto di contenuti un post di Chiara Ferragni, influencer post-notabile professionista, sposta più voti delle farneticazioni elettorali dei candidati al parlamento italiano.
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